Post 02- Il colpo di frusta (Whiplash Injury), perchè non bisogna sottovalutarlo?

Il dolore al collo in seguito ad un incidente automobilistico, una frenata immediata, un trauma sportivo o una caduta violenta, è molto comune, e spesso porta alla diagnosi di Disturbi associati al colpo di frusta (WAD) (1).

In osteopatia, viene classificato come una sindrome disarmonica, di origine centrale che coinvolge tutto l’organismo. Le conseguenze in seguito a un colpo di frusta (whiplash injury), dal punto di vista osteopatico, consistono in un accumulo di energia a livello dei tessuti, difatti, sebbene gran parte delle persone affette da WAD si riprenda entro pochi mesi, circa il 50% sviluppa una sintomatologia cronica (2).

 

CURIOSITÀ:

-          Il WAD è il fattore causale più frequente del dolore al collo, triplica addirittura le probabilità di futuri dolori al collo, anche molto tempo dopo l’avvenimento (6).

-          Nella revisione sistematica di McPhee Christensen et al, 2021, è emerso che in tutti gli studi analizzati, un trattamento passivo abbinato ad esercizi posturali, abbia un maggiore effetto sull’intensità del dolore rispetto all’utilizzo del collare morbido, strumento di cura standard utilizzato per anni per il WAD acuto (17).

 

Come conseguenza al grande impatto sui costi sanitari e sociali, nel 1995 è stata proposta la “Québec Task Force (QTF)”, ovvero una classificazione clinica del colpo di frusta che rappresenta i vari sintomi sottoelencati: (3)

Il grado 0 del WAD si riferisce all'assenza di disturbi al collo e di segni fisici (cioè nessuna lesione del WAD, e quindi non rientra nella classificazione della Task Force sul dolore al collo).

Il WAD di grado I si riferisce a lesioni che comportano disturbi al collo, rigidità o dolore, ma senza segni fisici.

Il WAD di grado II si riferisce a disturbi del collo accompagnati da una riduzione dell'ampiezza di movimento e da tender points, ovvero un’area localizzata di “dolore” precisa (4).

Il WAD di grado III invece, si riferisce a disturbi del collo accompagnati da segni neurologici come riduzione o assenza dei riflessi tendinei profondi, debolezza e/o deficit sensoriali.

Il WAD di grado IV infine, si riferisce a lesioni in cui i disturbi del collo sono accompagnati da fratture o lussazioni (e quindi non rientrano nel mandato della Task Force sul dolore al collo).

Altri sintomi come sordità, vertigini, acufeni, cefalea, perdita di memoria, disfagia e dolore all'articolazione temporo-mandibolare possono essere presenti in tutti i gradi.

 

La massa viscerale (organi interni), in seguito a WAD, subisce una reazione più lenta rispetto alla porzione muscolo-scheletrica, poiché il viscere inizia la sua reazione solamente dopo lo spostamento e il ritorno della porzione muscolo-scheletrica. Difatti non è consigliabile iniziare un trattamento completo per whiplash injury prima di 10-15 giorni dal trauma, poiché altrimenti non sarà avvenuto un assestamento della reazione dell’intero organismo (5).

 

 

TERAPIA

Il WAD è difficile da trattare e spesso richiede un approccio interdisciplinare, che comprende professionisti del settore medico, della riabilitazione e della psicologia (7).

 

E L’OSTEOPATIA?  La letteratura ha ormai dimostrato come l’approccio osteopatico abbia un ruolo rilevante nel trattamento del whiplash injury.

Durante il trattamento, la fase palpatoria risulta essere una parte fondamentale, in quanto è importante riconoscere la presenza di:

-Disfunzioni somatiche (rilevate tramite alterazioni tissutali e alterazione della mobilità) (8)

-Punti trigger (noduli iper-irritabili lungo una banda tesa all'interno di un muscolo identificabili attraverso la palpazione) soprattutto a carico della mm. scalenica, scom (sterno-cleido-occipito-mastoideo) e trapezio. (9-10).

 

Tecniche di rilascio dei trigger point, quindi, sono le più indicate, in quanto questi “points” sono uno dei più importanti generatori di dolore periferico e iniziatori della sensibilizzazione centrale. Di conseguenza, trattando le membrane a tensione reciproca (espansioni di dura madre che hanno come origine il foglietto interno della dura madre stessa), il processo disfunzionale del sistema nervoso può essere attenuato e portare a un miglioramento clinico (11)., assieme a tecniche ad alta velocità e a bassa ampiezza, le quali hanno dimostrato dare beneficio nel breve termine (12). Tuttavia, sono consigliate anche tecniche sulla regione sacro-coccigea per migliorare in modo indiretto la funzionalità della regione cervicale, ed infine sarà fondamentale ripristinare la corretta mobilità diaframmatica per migliorare le pressioni toraco-lombari. (5).

Di fronte a questo tipo di problematica, l’osteopata deve considerare l’aspetto bio-psicosociale del paziente, ovvero considerare all’ interno dello stato di salute del paziente anche il suo stato mentale, emozionale e spirituale. Perché?

 

Come detto prima, il 50% delle persone affette da WAD, sviluppa un dolore cronico, il quale può scatenare una serie di emozioni (paura, frustrazione, rabbia) e pensieri negativi (catastrofizzazione) (13).

Sebbene la definizione di dolore cronico implichi una progressione lineare nel tempo, le prove dimostrano che il dolore sia di natura CICLICA (14), ovvero gli individui di solito hanno un episodio di dolore che migliora, ma che è seguito da un altro episodio di dolore, il quale migliora per poi essere seguito da un altro episodio di dolore che migliora, solo per essere seguito da una recidiva, seguita da un'altra recidiva. Ogni episodio di dolore rappresenta un’opportunità per “controllarlo”, questa sua ricorrenza tuttavia può provocare cambiamenti graduali nelle routine quotidiane che non vengono nemmeno osservate consapevolmente dal paziente (15).

 

In conclusione, è importante sottolineare il fatto che il paziente con dolore cronico ha necessità di sentirsi supportato dalla comunità scientifica per non essere considerato un malato immaginario e che a causa di ciò possa instaurare un senso di debolezza e fragilità tramite perdita di speranza ed ansia per il futuro (16).

 

 

CURIOSITÀ:

-          Il WAD è il fattore causale più frequente del dolore al collo, triplica addirittura le probabilità di futuri dolori al collo, anche molto tempo dopo l’avvenimento (6).

-          Nella revisione sistematica di McPhee Christensen et al, 2021, è emerso che in tutti gli studi analizzati, un trattamento passivo abbinato ad esercizi posturali, abbia un maggiore effetto sull’intensità del dolore rispetto all’utilizzo del collare morbido, strumento di cura standard utilizzato per anni per il WAD acuto (17).

 

 

 

 

1) Cassidy, J.D., Carroll, L.J., Cote, P., Lemstra, M., Berglund, A., Nygren, A., (2000). Effect of

eliminating compensation for pain and suffering on the outcome of insurance claims

for whiplash injury. New England Journal of Medicine 342 (16), 1179–1186.

2) Carroll, L.J., Holm, L.W., Hogg-Johnson, S., Cote, P., Cassidy, J.D., Haldeman, S. (2008). Course and prognostic factors for neck pain in whiplash-associated disorders (WAD): results of the bone and joint decade 2000-2010 Task Force on neck pain and its associated disorders. Spine (Phila Pa 1976) 33 (4 Suppl. l), S83–S92.

3) Spitzer, W. O., Skovron, M. L., Salmi, L. R., et al. (1995). Scientific monograph of the Quebec Task Force on Whiplash-Associated Disorders: redefining “whiplash” and its management. Spine; 20:1S–73S.

4) Borg-Stein, J., Stein, J., Trigger points and Tender points. One and the same? Does Injection Treatment Help? Rheumatic disease clinics of North America. 22(2): 305-320.

5) Marti-Salvador, M., Hidalgo-Moreno, L., Domenech-Fernàndez, J., Lisòn, J. F., Arguisuelas, M. D. (2018). Osteopathic manipulative treatment including specific diaphragm techniques improves pain and disability in chronic non-specific low back pain: a randomized trial.  Archive of Physical Medicine and Rehabilitation.

6) Berglund A., Alfredsson, L., Cassidy, J., Jensen, I., Nygren, A. (2000) The association between exposure to a rear-end collision and future neck or shoulder pain: a cohort study. J Clin Epidemiol.

7) Schmid, P., Schweizerische, W. (1999). Whiplash associated disorders. Europe PMC; 1368–80.

8) Esteves, J. E., Spence, C. (2014). Developing competence in diagnostic palpation: Perspectives from neuroscience and education, International Journal of Osteopathic Medicine. 17: 52- 60.

9) Moraska, A. F., Schmiege, S. J., Mann, J. D., Burtyn, N., Krutsch, J. (2018). Responsiveness of myofascial trigger points to single and multiple trigger point release massages – a randomized, placebo controlled trial. Am J Phys Med Rehabil; 639-645.

10) Heneghan, N. R., Smith, R., Rushton, A. (2016). Thoracic dysfunction in whiplash-associated disorders: a systematic review and meta-analysis protocol. Systematic Reviews; 1-5.

11) Myofascial Trigger Points in Patients with Whiplash-Associated Disorders and Mechanical Neck Pain Matteo Castaldo, PT, Hong-You Ge, MD, PhD, Alessandro Chiarotto, PT, PGCert, Jorge H. Villafane, PT, MSc, PhD, Lars Arendt-Nielsen, Med. Sci., PhD

12) Anderson, C., Yeung, E., Toong, T., Tong, T., Reed, N. (2018). A narrative review on cervical interventions in adults with chronic whiplash-associated disorder. BMJ, 4(1).

13) Van Damme S, Crombez G, Eccleston C. Coping with pain: a motivational perspective. (2008). Pain; 139:1–4.

14) Linton, S. J., Gross, D., Schultz, I. Z., et al. (2005). Prognosis and the identification of workers risking disability. J Occup Rehabil; 15:459–474.

15) Linton, S. J. (2002). Why does chronic pain develop? A behavioral approach. In: Linton SJ, ed. New Avenues for the Prevention of Chronic Musculoskeletal Pain and Disability. Amsterdam, the Netherlands: Elsevier Science; 67–82.

16) Darlow, B., Dean, S., Perry, M., Mathieson, F., Baxter, G. D., Dowell, A. (2015). Easy to Harm, Hard to Heal: Patient Views About the Back. Spine; 40(11): 842-850.

17) McPhee Christensen, S. W., Rasmussen, M. B., Jespersen, C. L., Sterling, M., Skou, S. T. (2021). Use of Soft Cervical Collar among Whiplash Patients in Two Italian Emergency Departments Is Associated with Persistence of Symptoms: A Propensity Score Matching Analysis. Healthcare (Basel); 9(10): 1363.

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